A doppio taglio, chè in riposta parte
L’armi sue l’avo Aléo, se ad impedirne
Ciò valea la partenza, avea nascose.
Venne anche Angèa, che figlio esser del Sole 220Dicea la fama, e di ricchezze altero
Imperava agli Eléi. Molta avea brama
Di veder Coleo, e il re de’ Colchi Eeta.
Asterio quindi ed Anfione, entrambo
D’Iperasio figliuoli, ivi son giunti 225Dall’Acaica Pellene, un dì da Pelle,
Lor paterno avo, in ciglio al mar fondata.
Tènaro abbandonando, Eufemo venne,
Cui di piè celerissimo fra tutti
A Nettun partorì del forte Tizio 230La figlia Europa. Ei discorrea su l’onde
Pur del cerulo mar, nè i piè bagnava,
Ma sol l’aqueo cammin con le veloci
Piante sfiorava e via sovr’esso a volo.1
Altri veniéno di Nettun due figli: 235Dalla nobil Mileto uscito Ergino,
E dalla sede dell’Imbrasia Giuno,
Partenia, il forte Ancéo, che si dan vanto
D’arte navale esser maestri e d’arme.
Mosse da Calidone il vigoroso 240Eníde Meleagro, e in un con lui
Laocoonte che d’Enèo fratello
Era, ma nato da diversa madre
Che ancella fu. Mandollo Enèo, siccome
↑Var. al v. 233. Piante sfiorava, e via ne gìa di volo.