Reggersi in piè su ’l prominente scoglio; 2215Ma siccome ne’ monti un alto abete,
Che con le scuri i tagliatori han solo
Fesso a mezzo, e dal bosco indi partîro;
E quel da’ venti pria scosso la notte
Tentenna, e rotto alfin cade dal ceppo; 2220Tal colui che su’ piedi ancor si resse
Per alcun tempo, esanimato al fine
Precipitò con gran fracasso a terra.
Stetter gli eroi tutta la notte in Creta;
Poi nell’aurora alzarono un delubro 2225A Pallade Minoide, e rifornita
Quindi d’acqua la nave, entrano, e forza
Fanno di remi a superar la punta
Del Salmónide capo. Ma il Cretense
Navigando ampio mar, quella li colse 2230E gli atterrì, quella terribil notte
Che Catulada appellano. Di stella,
Nè di luna lucea raggio veruno:
Occupa il cielo un negro orrore, o s’altra
Tenebra mai fuor dai profondi abissi 2235Uscì nell’aria, e più non sanno ormai
Se in mar son essi o nell’Averno; e al mare
S’abbandonâr del lor cammino ignari.
Ma Giason, protendendo alto le mani,
Febo chiama a gran voce, e di salvarli 2240Supplice il prega; ed all’afflitto il volto
Irrigavan le lagrime. Promise
Molti a Delfo portar, molti ad Amicla,