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libro iv. 269

     2100Una ei ne scelse, e le tagliò la gola,
     E così disse insù la poppa orando:
O nume che di questa ampia laguna
     Presso al margo apparisti, o te Tritone,
     Marin portento, o sia che Forco, o sia
     2105Che ti chiamin Neréo del mar le figlie,
     Deh propizio ne sii, deh fausto il fine
     Del bramato ritorno a noi concedi!
Col finir della prece ei dalla poppa
     Gittò nell’acque la scannata agnella;
     2110E allor quel Dio tal su dall’onde apparve,
     Qual veramente è in sua natura. E come
     Quando l’uom dell’agon nel vasto circo
     Mena veloce corridor che presto
     È a far prova di corsa, e l’uom lo tiene
     2115Per la folta criniera, e obbedïente
     Quello il siegue, squassando alto la testa
     Superbamente, e lo spumante freno
     Fa mordendo scricchiar fra le mascelle;
     Così il Dio della nave in man reggendo
     2120La punta anteriore, al mar la trasse.
     Era il corpo di lui da sommo il capo
     Giù al dorso e a’ lombi sino al ventre in tutto
     Simil di forme agl’immortali dei;
     Ma di sotto de’ fianchi biforcuta
     2125Gli si allunga una coda a quella eguale
     D’una balena, e balte l’acqua a galla
     Con le due spine, di falcati uncini,
     Pari a corna di luna, armate in cima.