Tacque, e l’altro la mano protendendo
A lontan segno, e il mar mostrando, e un’alta
Foce del lago: Il varco (disse) al mare
È là dove più l’onda è cupa e nera. 2075Rupi che sponda fan d’ambe le parti,
Biancheggiano di spuma; angusto in mezzo
D’uscir dal lago è il passo; indi quel fosco
Mare al divino Pelopéo paese
Mena sopra di Creta. A destra mano, 2080Dal lago usciti, ite radendo il lido
Fin che giunti sarete ove la terra
Fa un gomito sporgente; e voi piegando
Intorno a quello il corso, indi securo
Fia ’l cammin vostro. Itene lieti, e nulla 2085Sia fatica, nè stento che alle vostre
Di gioventù gagliarde membra incresca.
Così benigno ei favellò. Su ’l legno
Gli altri salîr di brama impazïenti
D’uscir vogando da quell’acque al mare, 2090E diêr impeto ai remi. Allor Tritone
Il gran tripode prese, e dentro al lago
Immergersi fu visto; e più nessuno
Veduto l’ha, sì d’improvviso a un tratto
Col suo tripode sparve. A’ Minii il cuore 2095Gioì, che fausto alcun de’ numi ad essi
Occorso fosse, ed a Giasone invito
Fêr che la meglio in fra le tolte agnelle
Sagrificasse, ed una pia parola
Sovra l’ostia dicesse. Immantinente