1985Del cocente meriggio un fiero serpe
Sotto alle arene si giacea, non presto
Ad assalir chi non gli nuoce, e l’uomo
Che da lui fugge, ei d’inseguir non cura;
Ma qualunque animal che vive in terra, 1990L’atro veleno appena in sè n’accolga,
Non più lunga d’un cubito è per esso
La via dell’Orco; e nè Peon (se tanto
Dir lice apertamente) a medicarne
Pur sol varrebbe di que’ denti il tocco; 1995Poi che Perseo divino (Eurimedonte
Dalla madre nomato) allor che a volo
Passò sovra la Libia, al re portando
Della Gòrgone il capo allor reciso,
Le tutte gocce di quell’atro sangue, 2000Che a terra ne grondâr, divenner germi
Di quelle serpi. Ora il sinistro piede
Mopso avanzando, col tallon compresse
A quell’angue la spina; e quel per duolo
Ritorcendosi in alto, a lui di morso 2005Diè nella carne, e della tibia a mezzo
Gli ferì l’osso e il muscolo. Medea
Ne inorridì; ne inorridîr le ancelle:
Egli animoso la letal ferita
Si toccava, chè molto il duol non era. 2010Misero! nelle membra era già sparso
Il sopor della morte, e già sugli occhi
Gli si addensa una nebbia; grave a terra
Inchinandosi cade, e senza spirto