Spensero in Libia le funeste Parche.
Tu scontrando per caso un pascolante
Gregge, a’ compagni tuoi che n’avean d’uopo,
T’avvisasti condurlo: alla difesa 1960Delle pecore sue surto il pastore
Che le guardava, un gran sasso lanciando,
Morte ti diè; chè non di te men forte
Era Cafauro il guardïan, nipote
Di Febo e d’Acacállide fanciulla, 1965Di lei, cui fece il padre suo Minosse
Nella Libia migrar, mentre la prole
Portava in sen di quell’iddio concetta.
Ella poi quivi un nobil figlio illustre,
Che Anfitemi fu detto e Garamante, 1970Produsse a Febo. Anfitemi di poi
Mischiossi insieme con Tritonia Ninfa,
Ed essa Nasamon gli partoria,
E il gagliardo Cafauro, il qual fe’ Canto
Per salvar la sua greggia cader morto. 1975Ma non egli alle man vendicatrici
Sfuggì de’ Minii, appena hann’essi appreso
Il reo suo fatto; e dell’ucciso il corpo
Ritrovarono, e mesti e lagrimanti
Lo composero in tomba, indi alla nave 1980Trassero tutto di colui l’armento.
Da crudel fato anco in quel dì fu còlto
Mopso, d’Ampico il figlio. A lui non valse
Profetico saper; chè scampo alcuno
Non v’ha da morte. Ad evitar la sferza