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264 argonautica.

     Spensero in Libia le funeste Parche.
     Tu scontrando per caso un pascolante
     Gregge, a’ compagni tuoi che n’avean d’uopo,
     T’avvisasti condurlo: alla difesa
     1960Delle pecore sue surto il pastore
     Che le guardava, un gran sasso lanciando,
     Morte ti diè; chè non di te men forte
     Era Cafauro il guardïan, nipote
     Di Febo e d’Acacállide fanciulla,
     1965Di lei, cui fece il padre suo Minosse
     Nella Libia migrar, mentre la prole
     Portava in sen di quell’iddio concetta.
     Ella poi quivi un nobil figlio illustre,
     Che Anfitemi fu detto e Garamante,
     1970Produsse a Febo. Anfitemi di poi
     Mischiossi insieme con Tritonia Ninfa,
     Ed essa Nasamon gli partoria,
     E il gagliardo Cafauro, il qual fe’ Canto
     Per salvar la sua greggia cader morto.
     1975Ma non egli alle man vendicatrici
     Sfuggì de’ Minii, appena hann’essi appreso
     Il reo suo fatto; e dell’ucciso il corpo
     Ritrovarono, e mesti e lagrimanti
     Lo composero in tomba, indi alla nave
     1980Trassero tutto di colui l’armento.
Da crudel fato anco in quel dì fu còlto
     Mopso, d’Ampico il figlio. A lui non valse
     Profetico saper; chè scampo alcuno
     Non v’ha da morte. Ad evitar la sferza