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libro iv. 261

     1870Rieder poi navigando al lido Acheo
     Dato ne fia, di mille doni a voi,
     Prime a voi fra le dee, di libamenti
     E sacre dapi renderem mercede.
Tal con debile accento ei fèa preghiera:
     1875Pietà n’ebbero quelle, e primamente
     Pullular fêr da terra un cespo erboso,
     Dal cespo in alto poi lunghi rampolli
     Spuntar fecero, e quelli in frondeggianti
     Si protesero alfine arborei rami.
     1880Espera un pioppo, ed Eriteide un olmo,
     Egle divenne un sacro salcio, e quali
     Erano pria, tali a veder da quelle
     Piante si diêro, oh meraviglia! Ed Egle
     Con dolci detti al lor desìo rispose:
     1885Grande a’ travagli vostri alleggiamento
     Qua venne al certo ad arrecar quel fero
     Tristissim’uom che del dragon custode
     Spenta la vita, ne involò partendo
     Delle dee l’auree poma, onde gran duolo
     1890Ricadde a noi. Venuto è jeri un crudo,
     Un d’ardir prepotente, e di persona
     Terribile, a cui sotto a un torvo ciglio
     Lampeggiavano gli occhi: indosso avea
     D’un immane leon la croja pelle;
     1895D’olivo in man gran mazza; e quelle frecce,
     Con che ferito ha questo serpe e morto.
     Or ben, colui poi che il cammino avea
     Fatto pedone, ardea di sete; intorno