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libro iv. 259

     Di continui travagli. Orsù! con sforzo
     Di tutte posse e su gagliarde spalle
     Leviamla in alto, e sopportiamla addentro
     1815Dell’arenoso suol vêr quella parte
     Ove il cavallo il ratto piè sospinse.
     Non andrà sotto terra a profondarsi,
     Ma l’orme sue ne guideranno, io spero,
     A qualche sen di navigabil mare.
1820L’opportuno consiglio a tutti piacque.
     Così cantan le Muse; ed io ministro
     Delle Pierie dee questa che udita
     Ho certissima storia or canto anch’io,
     Che voi, di regi o valorosi figli,
     1825Con prestanza di forze e di virtude
     Per le di Libia inabitate arene
     Sorreggeste la nave e il tutto in essa
     Su le valide spalle, e la portaste
     Per ben dodici giorni ed altrettante
     1830Lunghe notti. Or chi dir può la fatica
     Ch’ei durâro e l’affanno? Veramente
     Eran del sangue d’immortali dei,
     Se tal ressero impresa, a cui li spinse
     Necessità. Ma giunti a riva alfine
     1835Alacremente del Tritonio lago,
     Dagli omeri il naviglio in quel posâro;
     Quindi simili a cani arsi di sete,
     Avidamente a ricercar si diêro
     Qualche fonte; chè aggiunto alla fatica
     1840Erasi e all’ansia un sitibondo ardore;