Stetter sopra del capo, e con man lieve
Mi ritrassero il pallio dalla testa, 1785E m’imposer levarmi, e che voi tutti
Sorger pur faccia, ed alla madre vostra,
Che lungo tempo vi portò nel grembo,
Da voi si renda la mercè dovuta
A’ sofferti travagli allor che sciolto 1790Abbia Anfitrite di Nettuno il carro.
Io la mente chiarir d’oracol tale
Da me non valgo. Esse eroine e figlie
Dicean esser di Libia, e protettrici;
E quanto in terra e quanto in mar soffrimmo, 1795Tutto a loro esser conto. E poi vederle
Più non potei, chè oscura nebbia e nube
Surse fra mezzo, e agli occhi miei le ascose.
Tutti all’udir questo racconto i prenci
Meravigliâro; ed un maggior portento 1800Ecco a’ Minii apparì. Dal mar su ’l lido
Saltò un grande cavallo, alto portante
Folto di doppia aurata giubba il collo.
La salsa acqua, onde molle il corpo avea,
Giù si scosse d’un crollo, e via veloce 1805Corse a paro col vento. Allor Pelèo
S’allegrò tutto, e a’ congregati amici
Disse: Per certo, or di Nettuno il carro
Sciolto fu dalla man della diletta
Consorte sua. La madre nostra io tengo 1810Altra non sia che questa nave. È dessa
Che nel suo grembo ne portò, gravata