A’ sofferti travagli, e alla divina 1755Poi farete ritorno Acaica terra.
Dissero, e in un con la parola estrema
Sparvero a un tratto. Intorno il guardo volse
Giason; sedette insù la terra, e disse:
Deh propizie ne siate, o venerande 1760Romite dee! Ma su ’l ritorno il senso
Dell’oracolo vostro io non comprendo.
Bensì, raccolti i miei compagni, ad essi
Il ridirò, se trar se n’ possa un qualche
Lume. De’ molti è più veggente il senno. 1765Detto ciò rilevossi, e tutto ancora
Brutto di polve un lungo grido inalza
I compagni a chiamar, come leone
Che la compagna sua per la foresta
Cercando rugge, e a quel ruggito i boschi 1770Tremano da lontan su la montagna
E i buoi ne’ campi, ed i bifolchi orrore
N’hanno, e terror; ma non a’ Minii orrenda
La voce risonò del lor compagno
Che a sè li chiama. Intorno a lui raccolti 1775Si fur tosto con fronte al suol dimessa;
Ed ei presso alla nave essi e le donne
Seder fe’ insieme, e così tutto espose:
M’udite, amici. A me che in duolo assorto
Stava, tre dee che di caprine pelli 1780Erano avvolte dal sommo del collo
Giù per lo dorso, e se n’coprìan pur l’anche,
Di donzelle in sembianza a me sospese