Dovrem gittati in su quest’erme arene,
Se da terra a soffiar prendono i venti,
Poi che lunge inviando il guardo intorno, 1670Veggo di mare un limaccioso fondo
In tutte parti, e l’onda ripercossa
Corre e si frange su le bianche sabbie.
Anco rotta e spezzata in trista guisa
Dalla terra lontan già questa sacra 1675Nostra nave sarìa, se non che il flusso
Il mar gonfiando, sollevolla in alto,
E in terra la portò; ma retrocessa
Or la marea, qua su ’l terren sol d’acqua
Tanto riman che a navigar non basta. 1680Però tutta speranza e di rimbarco
E di partenza esser precisa io dico.
Altri, se v’ha, qui sua perizia mostri,
E se brama partir, segga pur egli
Della nave al governo. Ah non vuol Giove 1685Con felice ritorno, ah no, non vuole
Dar compimento alle fatiche nostre!
Sì plorando diceva, e fêan tenore
Dell’afflitto al parlar quanti eran quivi
Di nautic’arte esperti, e a tutti il cuore 1690Di duol si strinse, e su le guancie a tutti
Si diffuse il pallore. E qual, simili
Ad inanimi spettri, i cittadini
Volvonsi per le vie se guerra o lue
Attendono funesta, o grandinoso 1695Nembo tutti de’ buoi sommerge e strugge