1580Cantavano Imeneo; poi da sè sole,
Danzando a tondo, a te, Giunon, di laude
Modulavano un inno, a te che posto
Hai d’Arete nel cuor di far che conta
Pria d’Alcìnoo la mente a Giason fosse. 1585Or poi che il re la sua sentenza espose
Già del fatto connubio era la fama
Diffusa intorno. Ei stette fermo, e grave
Timor no ’l vinse, e non d’Eeta i fieri
Sdegni; inconcusso il giuramento ei tenne. 1590Ben conobbero i Colchi essere indarno
L’opporsi a lui che d’osservar sue leggi
Imponea loro, e allontanâr dai porti
Di sua terra lor legni; ond’ei tementi
Del proprio re le minacciate pene, 1595Umilemente lo pregâr d’accorli
Ospiti amici. E tra’ Feaci poi
Abitâr lungamente, in fin che a stanza
I Bacchìadi che d’Èfira son genti,
Vennero quivi. Allor migrâro i Colchi 1600Nell’isola a rincontro, e degli Abanti
Indi a’ monti Cerauni, ed a’ Nestei,
E ad Orico venian, ma dopo molto
Rivolgere d’etadi. Or delle Parche
Tuttavia quivi l’aere, e delle Ninfe, 1605Che nel tempio devoto al Nomio Apollo
Alzò Medea, di sagrificii ogni anno
Ricevono tributo. Allor che poi
Si partivano i Minii, Alcìnoo molti