Tosto Alcìnoo s’avvia, giusta il disegno,
A promulgar di sua mente il decreto 1555Su la donzella. Ha l’aureo scettro in mano
Di giudicante, onde in città le liti
Sono con retto giudicar disciolte.
Cinti d’armi guerresche appresso a lui
De’ Feaci i più prodi a torma vanno;1 1560E fuor della città folla di donne
Affrettavansi uscir desiderose
Di veder quegli eroi; de’ campi accorsero
Anco i cultori, udito ciò; chè Giuno
Chiaro il grido n’avea sparso da prima.2 1565E chi scelto dal gregge ivi un agnello,
Chi una giovenca ivi adducea, non anco
Doma a fatiche, altri di vin ricolme
Anfore; e il fumo da lontan sorgea
De’ sagrificii. Il genio lor seguendo, 1570Portavano le donne adorni pepli
Di assai lavoro, e fregi d’oro, e quante
Han varie leggiadrie spose novelle.
Ben fu ad esse stupor di que’ prestanti
Il mirar le sembianze e le persone, 1575E d’Eagro fra lor l’inclito figlio
Che della lira al dolce suono, e al canto
Col bel calzare il suol battea. Le Ninfe
Tutte ad una, quand’egli in sua canzone
Motto fêa delle nozze, il dolce, il caro
↑Var. al v. 1559. De’ Feaci i primati in ordin vanno,
↑Var. al v. 1564. Percorrer chiaro aveane fatto il grido.