Ed antro sacro di Medea si noma 1525Tuttavia quello, ove le Ninfe insieme
Composero gli amanti, e li velâro
Co’ lor pepli odoranti. In man fra tanto
Brandiscono gli eroi le bellich’aste,
Che d’improvviso l’inimica gente 1530Non irrompa a battaglia, e di frondosi
Ramoscelli la fronte inghirlandati,
Del talamo alla soglia in modulate
Voci Imeneo ne van cantando al suono
Della cetra d’Orfeo. Voler non era 1535Già di Giasone il celebrar sue nozze
Nella terra d’Alcìnoo, ma in casa
Del padre suo, reduce a Jolco; e questo
Pur divisato avea Medea; ma l’uopo
Or quivi all’opra marital li trasse. 1540Noi miseri mortali intera gioja
Mai gustar non possiamo; un che d’acerbo
Sempre i diletti a perturbar ne viene;
Quindi, benché di dolce amor godenti,
Stavan quelli in timor se troverebbe 1545Di quel re la sentenza adempimento.
Ma in suo divo fulgor surta l’Aurora
La nera notte per lo ciel disciolse,
E rideano le arene e i rugiadosi
Sentier lunghi de’ campi. Un rumorio 1550Nelle vie si propaga; il popol move
Per la cittade, e su la riva estrema
Son dell’isola anch’essi i Colchi in moto.