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libro iv. 247

     Se già prole concetta ha forse in grembo.
Tal proferse sentenza, e quindi il sonno
     L’occupò. La consorte il saggio avviso
     In cuor si pose, e surta fuor del letto,
     1470S’aggirò per la casa. Frettolose
     Accorsero le ancelle, il ministero
     A prestar di lor opra alla regina.
     Essa l’araldo suo segretamente
     Chiama, e gl’impon che da sua parte ingiunga
     1475A Giason d’accoppiarsi alla donzella,
     Nè più Alcìnoo pregar; chè statuito
     Egli ha questa sentenza a’ Colchi esporre:
     Che se Medea vergine è ancor, del padre
     La darà nelle case a ricondurla;
     1480Ma se con uom già s’abbracciò, non fia
     Che all’amor dello sposo ei la ritolga.
Ciò udito, i piè ratto portâr l’araldo
     Fuor della reggia: egli a Giason sen’ corre
     Il fausto avviso a riferir d’Arete
     1495E d’Alcìnoo la mente. Appo il naviglio
     Nell’Ittico trovò porto gli eroi
     Veglianti in armi alla città dappresso,
     E lor disse il messaggio. A tutti il cuore
     Ne giubilò, sì grato annunzio ei porse.
     1490Un cratere agli dei tosto mescendo,
     Siccome è rito, e santamente fatto
     D’agnelli un sagrificio, in quella stessa
     Notte apprestâro alla regal donzella
     Il letto nuzïal nell’antro sacro,