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246 argonautica.

     Non sia che il padre in sua terribil ira
     Soffrir faccia alla figlia orrido strazio.
     1440Troppo son duri alle lor figlie i padri.
     Contro alla bella Antìope Nittèo
     Formò truce disegno; in mar gittata
     Per tristizia del padre orrendi guai
     Danae sostenne; e non di qua lontano
     1445Pur di recente il dispietato Echeto
     Nelle pupille alla propria figliuola
     Cacciò di bronzo acute punte, ed ora
     Bronzo in carcere bujo macinando
     La meschina di stento si consuma.
1450Così Arete pregava; e della sposa
     Godeva ai detti il cuor del sire, e questa
     Le fêa risposta; Arete mia, con l’armi,
     Con l’armi ancora io caccerei li Colchi,
     Favorendo gli eroi per la donzella;
     1455Ma di Giove sprezzar temo il sovrano
     Giusto giudicio; e non conviene a vile
     Anco Eeta tener, come consigli;
     Chè re più forte altri non v’è d’Eeta,
     E lontano quantunque, a Grecia guerra
     1460Porterebbe volendo. Indi un partito
     Pigliar degg’io, ch’ottimo estimi ogni uomo,1
     Nè a te il celo. Se ancor vergine è dessa,
     Farò tornarla al padre suo; se il letto
     Marital già toccò, non del marito
     1465Privarla io vo’, nè a’ suoi nimici darla,

  1. Var. al v. 1461. Pigliar degg’io, che savio estimi ogni uomo,