Di lacrime così Medea stillanti 1410Avea le gote, e da punture acute
Trafitto in sen le sobbalzava il cuore.
Della città nel regal tetto intanto
Alcìnoo re con l’onoranda sua
Sposa Arete nel talamo posanti 1415Lungo la notte avean fra lor consulta
Su la giovin di Coleo; e la consorte
S’accostò con parole accarezzanti
Al diletto marito: Oh sì, mio caro,
Salvami, sì, quest’affannata giovine 1420Da’ Colchi, e a’ Minii opra pur fa gradita.
Argo è vicina a questa isola nostra;
Son gli Emonii vicini; a noi d’Eeta
Non è presso la stanza; Eeta noi
No ’l conosciam, ma sol nomarlo udimmo. 1425Questa giovine poi, che tante angosce
Soffre, il cuor mi spezzò co’ prieghi suoi;
Deh no, signor, deh non la dare a’ Colchi
Da ricondurla al padre suo! Mal fece
Quando da pria l’ammansator de’ tori 1430Farmaco diede a quel garzone, e poi
(Come spesso facciam) fallo con fallo
Medicando, scampava all’ira atroce
Del fiero genitor; ma da solenni
Giuramenti Giason, siccome intendo, 1435Stretto s’è di condurla alle sue case
Legittima consorte. Or tu, mio caro,
Tu non farlo spergiuro, e per tuo fatto