Volean ricisamente, o con minacce
Gridando aspre, insolenti, a feral pugna 1325Intimavan dar mano, e tosto e poi
Al giungere d’Eeta. In lor di guerra
Tale ardente però voglia represse
Alcìnoo re che dell’entrambe parti
Senza battaglia la terribil lite 1330Volea disciorre. E la donzella impressa
Di mortale terror con caldi prieghi
Ora i compagni di Giason molcea,
Or d’Arete, d’Alcinoo consorte,
Le ginocchia stringendo: A te, regina 1335(Dicea), mi prostro, e tu mi sii benigna;
Non darmi a’ Colchi a ricondurmi al padre,
Se tu pur dell’umana gente sei,
Che per lieve fallir corre a ruina
Rapidamente. E così caddi anch’io 1340Dal buon senno di pria, non per insano
Furor lascivo. Il sacro Sole attesto,
Della nottivagante Ecate i santi
Misterii attesto: io non di là buon grado
Partii con gli stranieri; a questa fuga 1345Pensar mi fece un profondo terrore
Che al primo error m’assalse: altro proposto
Io non avea. La verginal mia zona
È tuttavia, qual nel paterno tetto,
Invïolata, intatta. Abbi pietade, 1350O veneranda, e m’addolcisci il cuore
Del tuo consorte. A te di vita un lungo