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libro iv. 241

     Sotto al cui suol giacer la falce è fama
     1295(Pace, o Muse, s’io narro istoria vieta
     Malgrado mio!) quella, onde un dì Saturno
     Le pudende del padre atrocemente
     Troncò. Ma corre anco per altri un grido,
     Che di Cerere diva agricultrice
     1300La falce è quella. Ivi la dea già stette
     Amorosa di Macri, ed a’ Titani
     Ivi del grano mietere l’altrice
     Spiga insegnò. — Drépani allor per nome
     Detta fu quella terra, de’ Feaci
     1305Sacra nudrice, ed i Feaci ei stessi
     Di quel sangue d’Uran progenie sono.
     Al lor lido or l’Argòa nave dal molto
     Travagliar faticata a toccar viene
     Con aure amiche dal Trinacrio mare;
     1310E Alcinoo rege e il popol suo con sacre
     Cerimonie festive ad essi fanno
     Bella accoglienza. Intorno a’ Minii esulta
     La città tutta, e qual di proprii figli
     La diresti gioire; e anch’ei fra il popolo
     1315Sì gioìan quegli eroi come se in mezzo
     Fosser giunti d’Emonia. E pur su ’l punto
     Fûr d’armarsi a battaglia, un tal di Colchi
     Stuol numeroso approssimar fu visto,
     Che del Ponto la foce e trapassando
     1320Le rupi Cianée, venìan di loro
     Ricercando la traccia. Essi Medea
     Alla casa tornar del padre suo

Bellotti. 16