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234 argonautica.

     Perchè a lor non s’avventi, e non maciulli
     Quella eletta d’eroi con sue voraci
     Mascelle orrende. Or ben, tu stessa in quello
     1100Stretto passo mortal guida la nave.
Disse, e Teti a rincontro: Ove stia queto
     L’ardor vorace del Vulcanio foco,
     E queti siano i turbinosi venti
     Veracemente, io con fidanza (avversi
     1105Anco i flutti mi sieno), io, sì, prometto,
     Di Zeffiro spirando il lene fiato,
     Quella nave salvar; ma tosto è d’uopo
     Che a percorrere io prenda immensa via
     Le mie sorelle a ritrovar, che all’opra
     1110Mi sovvengan d’aita, e là pur vada
     Ove sta quella nave, a fin che i prenci
     Pensino a sciorre all’albeggiar del giorno.
Disse, e dal Ciel giù ne’ cerulei gorghi
     Del mar tuffossi. Ivi a soccorso appella
     1115Le Nereidi sue suore; ed elle accorrono
     Alla chiamata. Annunziò Teti a loro
     Di Giunone i comandi, e tostamente
     Le mandò tutte al mar d’Ausonia; ed essa
     Più rapida del lampo e più de’ raggi
     1120Che il Sol vibra dall’alto insù la terra,
     Via via per l’acque agilemente corse
     Fin che pervenne sulla spiaggia Eea
     Del Tirren continente. Ivi gli eroi
     Trovò presso alla nave a dilettarsi
     1125Col disco intesi, e col tirar dell’arco;