Io chiamai tutti i numi, e in mano io stessa
Portai la face pronuba per segno 1070Di benigna onoranza. Or ben palese
Farti vo’ cosa che avverrà di certo.
Quando agli Elisii campi il figliuol tuo
Scenderà, cui del tuo latte bramoso
Or là negli antri di Chiron Centauro 1075Han le Najadi in cura, ivi è destino
Ch’egli sposo a Medea figlia d’Eeta
Divenga: or dunque alla futura nuore
Vieni in soccorso, ed a Peléo tuo sposo.
Perchè l’ira contr’esso è in te costante? 1080È ver, fallì; ma fra gli dei pur anco
Ate si mesce. Alla richiesta mia,
Cred’io, Vulcano entro gli ardenti fochi
Dal soffiar farà posa; Eolo de’ venti
Infrenerà le furïose buffe, 1085Sol Zeffiro spirar sempre lasciando
Fin che verranno de’ Feaci al porto.
Cura dunque tu pur la securtade
Del lor ritorno. Or sol periglio e tema
Son per essi li scogli e le grandi onde, 1090E tu con altre delle tue sorelle
Di camparneli adopra. E improveduti
Non lasciarli addentrarsi entro Cariddi,
Sì che tutti gli assorba, o nel funesto
Speco di Scilla, dell’Ausonia Scilla, 1095Cui di Forco produsse la notturna
Ecate (che Crateide anco si noma),