Gli ho da cozzanti scogli, ov’arde e freme 1040Il furor di terribili tempeste,
E i marosi d’intorno a’ scabri sassi
Si rompono spumando. Or presso al grande
Promontorio di Scilla ed all’orrenda
Eruttante Cariddi è il lor cammino. 1045Io dall’infanzia tua ti fui nudrice,
Io medesma, e t’amai su l’altre tutte
Che hanno stanza nel mar, dacchè non mai
Consentisti nel letto entrar di Giove
Che di voglia n’ardea (sempre ha talento 1050Di cotesti diletti, o le immortali
Dive abbracciando, o le mortali donne);
Ma di me riverente e paventosa
Lo sfuggisti, onde irato ei giurò poi
Gran giuramento, che giammai consorte 1055Tu non saresti a un immortale Iddio;
E ritrosa pur anco ei non cessava
D’adocchiarti e inseguirti infin che a lui
Profetò la gran Temi esser destino
Che tu madre d’un figlio diverresti 1060Prestante più del proprio padre; ond’egli
Desïoso quantunque, allor la traccia
Di te lasciò per lo timor che un altro
Nume sorgesse ad occupargli il regno,
Ch’ei serbar volea sempre. Io de’ mortali 1065L’ottimo allora a te congiunsi in nozze,
Sì che grato al tuo cor fosse lo sposo,
E di lui tu figliassi. Al gran convito