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libro iv. 227

     Indi il tempo li scerse e li distinse
     In diverse famiglie: or ben di quelli
     Era tal la natura, onde gli eroi
     Meravigliâr; quindi l’aspetto e gli occhi
     900Affisando di Circe, agevolmente
     Lei conobber sorella esser d’Eeta.
Ella, poi che rimossa ebbe la tema
     Della notturna visïon, rivolse
     Addietro i passi, e con la man cortese
     905Fe’ lor maligno insidïoso invito
     Di seguitarla; ma lo stuol de’ prenci
     Di Giasone a’ comandi obbediente
     Immoto stette. Il duce ei sol, con esso
     La Colchica donzella, in via si mise,
     910E proseguir fin che alla nobil casa
     Giunser di Circe. Ella in suo cuor sospesa
     Su ’l venir loro, di seder gl’invita
     Sovra splendidi seggi; ma que’ due
     Taciti, muti, al focolar di tratto
     915S’addrizzarono, e come d’infelici
     Supplici è rito, vi s’assiser sopra,
     La vergine velandosi con ambe
     Mani la fronte; ei vòlta al suol la punta
     Del gran brando che al figlio avea d’Eeta
     920Dato morte; nè l’uno ardìa, nè l’altra
     Con aperte palpebre inalzar gli occhi.
     Tosto Circe avvisò che per reato
     Di sparso sangue a lei venian fuggiaschi;
     E del Giove de’ supplici la santa