Una corrente all’Oceán si volge,
E ignari i Minii eran già presso in quella 840Ad entrar, d’onde salvi ritornarne
Mal potuto avrian poi; ma giù dal Cielo
Giuno ratta scendendo, un forte grido
Mise dall’alto dell’Ercinio monte.
Scossi fûr da quel grido a un tempo tutti 845Da improvviso terror; chè orribilmente
Ne rimbombò l’ampio aere; e dalla dea
Vòlti a retro avvisâr qual del ritorno
Era ad essi la via. Scòrti da Giuno
Vennero alfine alle marine spiaggie, 850E di Celti e di Ligi a molti e molti
Popoli in mezzo incolumi passando,
Però che sempre intorno a lor diffusa
Tenea Giuno a coprirli un’atra nebbia.
Per la foce di mezzo in mar poi salvi 855Entrâr presso alle Stècadi per opra
De’ due figli di Giove; ond’è che altari
E sagrificii fermamente ad essi
Furon poi statuiti. E non di quello
Sol viaggio ebber cura: a lor diè Giove 860Protegger tutte in avvenir le navi.
Dalle Stècadi i Minii indi tragitto
Fêro all’isola Etalia, ove il sudore,
Onde per la fatica eran grondanti,
Si stregghiâr con piastrelle, e ancor sul lido 865Tinte di quel sudor giacciono sparse,
E dischi ed armi anco di loro, e un porto