Volse a dietro, e ne’ veli si nascose
Per non veder l’uccisïon del suo 615Proprio fratello. E a lui Giason, siccome
Ammazzator di buoi fa con gran tauro
Alticornuto, avvisando suo colpo,
Calò a forza un fendente, al tempio innanzi
Che i Brigi abitator del lido opposto 620A Dïana inalzâr: nel pròneo quivi
Su le ginocchia il misero cascò;
Indi, spirando, con ambe le mani
Dalla ferita raccogliendo il sangue,
A lei, che rifuggia, fece le candide 625Bende del capo rosseggiarne e il peplo;
E con acuto obliquo occhio l’enorme
Fatto guatò la prepotente Erinne.
Troncò quindi Giason le parti estreme
Delle membra all’ucciso, e la ferita 630Tre volte ne lambì, tre dalla bocca
Il sangue ne sputò, siccome è rito
Ad espiar le proditorie stragi;
E il cadavere poi sotto la terra
Nascose là dove tuttor quell’ossa 635Fra le Absirtidi genti hanno riposo.
Tosto che i Minii sfolgorar da lunge
Vider la face, che inalzò Medea,
Convenuto segnal, spinser lor nave
Presso quella de’ Colchi, e tale han fatta 640Strage di lor, qual gli sparvieri fanno
D’uno stuol di colombe, o qual d’un gregge