Tu qual brami farai: deh no ’l permetta
La gran regina del Tonante sposa,
Del cui favor tu superbisci! Ed anco, 500Anco di me ti risovvenga, afflitto
Di sventure e travagli; e l’aureo Vello
Via da te come sogno si dilegui
Nell’ombra buja. Dalla patria tua
Te le mie furie cacceran tra breve, 505Poi che giusto non è che quanto io soffro
Per la tua sceleranza a vuoto cada
Invendicato. Un forte giuramento
Spietatamente hai spergiurato. A scherno
Me non più prenderete, e non a lungo 510Godrete, no, de’ vostri accordi in pace.
Così bollente di profondo sdegno
Favellava, e la nave ardere, e tutto
Por bramava a soqquadro, e nelle fiamme
Gittar sè stessa. A lei Giason, temendo, 515L’ira con blando ragionar molcea:
Pace, egregia donzella! E a me pur anche
Quest’accordo non piace, ma cercando
Solo andiam qualche indugio alla battaglia,
Un tanto nembo d’inimiche genti 520Ne sta intorno per te; chè quanti han sede
In questa terra, ardon di voglia tutti
Di dar mano ad Absirto, a fin ch’ei possa
Te qual captiva ricondurre al padre.
Certo, se noi veniam con tanti a pugna, 525Tutti morremo orribilmente, e acerbo