Troppo quivi infelice avrian la sorte 440Della battaglia i Minii, ei pochi incontro
A molti e molti; onde a cessar conflitto
Patteggiarono un patto: il Vello d’oro,
Poi che ad essi il promise Eeta istesso,
Ove il cimento avesser vinto, ad essi 445Di buon dritto rimanga, o sia che tolto
L’abbian con fraude, o con aperta forza.
Medea — chè questo è della lite il nodo —
Sia data in guardia, dallo stuol divisa
De’ Minii, all’alma di Latona figlia 450Fin che alcun di que’ Savii, a cui commessa
È delle leggi la ragion, sentenza
Proferisca, se ancor debba alle case
Tornar del padre, o se alla terra Ellena
Venir compagna agli Argonauti eroi. 455Ogni cosa in sua mente allor volgendo
La giovane Medea, sentì d’acuto
Duol senza posa esagitato il cuore;
E in disparte da’ suoi tosto chiamando
Giason, lui solo, il trasse assai da tutti 460Lunge, in lui fisa, e con sospiri e pianto:
Oh Esónide (gli disse), or qual fermaste
Di me partito? I fortunati eventi
T’hanno di tutto in pieno oblìo sommerso,
Nè di quanto dicevi al maggior uopo, 465Or più nulla ti cale? Ov’è di Giove,
Che de’ supplici ha cura, il giuramento?
Ove andâr le melliflue promesse,