Di saperlo bramosi Argo allor disse:
Ad Orcómeno andiam, chè d’uopo a voi 330Il passarvi dicea vaticinando
Quel verace profeta, a cui scontrati
Già vi foste. E per certo evvi altra via,
Cui de’ numi insegnâro i sacerdoti
Ch’ebbero a cuna la Tritonia Tebe.1 335Non ancor tutte risplendean le stelle
Che or si volgono in ciel, nè ancor la sacra
De’ Danai schiatta nominar s’udia:
Gli Arcadi Apidanesi eranvi soli,
Gli Arcadi, la cui gente anco alla Luna 340Esser dicon precessa, e si fêan cibo
Delle ghiande ne’ monti; e la Pelasga
Regïon non regnata era per anco
De’ Deucálidi illustri. Allor con molto
Celebravasi onor l’alma, ubertosa, 345Madre de’ primonati uomini Egitto,
E del fiume Triton l’ampia corrente,2
Da cui tutta si bagna e si feconda
L’Egizia terra. Acqua dal ciel su questa
Non piove mai, dal traboccar del fiume 350S’empion di spighe i dilagati campi.
Di quivi uscito un uom fama è che tutta
Scorresse Asia ed Europa e nella possa
De’ suoi guerrieri, e nel valor fidando,
Città molte conquise; e di coloni
↑Var. al v. 334. Che culla avean nella Tritonia Tebe.
↑Var. al v. 346. E il gran fiume Tritone ampio-corrente,