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libro iv. 207

     Di saperlo bramosi Argo allor disse:
     Ad Orcómeno andiam, chè d’uopo a voi
     330Il passarvi dicea vaticinando
     Quel verace profeta, a cui scontrati
     Già vi foste. E per certo evvi altra via,
     Cui de’ numi insegnâro i sacerdoti
     Ch’ebbero a cuna la Tritonia Tebe.1
     335Non ancor tutte risplendean le stelle
     Che or si volgono in ciel, nè ancor la sacra
     De’ Danai schiatta nominar s’udia:
     Gli Arcadi Apidanesi eranvi soli,
     Gli Arcadi, la cui gente anco alla Luna
     340Esser dicon precessa, e si fêan cibo
     Delle ghiande ne’ monti; e la Pelasga
     Regïon non regnata era per anco
     De’ Deucálidi illustri. Allor con molto
     Celebravasi onor l’alma, ubertosa,
     345Madre de’ primonati uomini Egitto,
     E del fiume Triton l’ampia corrente,2
     Da cui tutta si bagna e si feconda
     L’Egizia terra. Acqua dal ciel su questa
     Non piove mai, dal traboccar del fiume
     350S’empion di spighe i dilagati campi.
     Di quivi uscito un uom fama è che tutta
     Scorresse Asia ed Europa e nella possa
     De’ suoi guerrieri, e nel valor fidando,
     Città molte conquise; e di coloni

  1. Var. al v. 334. Che culla avean nella Tritonia Tebe.
  2. Var. al v. 346. E il gran fiume Tritone ampio-corrente,