Satisfar di vendetta il cuor bramoso, 300Essi di tutto il cruccio suo, di tutta
La sciagura che il preme, piombar grave
Su le lor teste sentiranno il peso.
Sì disse Eeta, e in quel dì stesso i Colchi
E varâr navi, e le arredâro, e a correre 305Presero in mar; nè un tanto stuol diresti
Esser di genti, ma uno storno immenso
D’augei che susurrando il mar trasvola.
Ma forte in poppa agli Argonauti il vento
Soffia per opra della Dea Giunone; 310Sì che giunga Medea celeremente
Al suol Pelasgo ad apportar malanno
Alle case di Pelia; ond’essi al lido
De’ Paflagoni su la terza aurora
Legarono la nave appo la foce 315Dell’Ali fiume; ed ella quivi impose
Uscir tutti del legno a far benigna
Con sacrificii Ecate dea; ma quanto
Fece la vergin poi nel rito sacro,
Nè alcun l’inchieda, e me non sia che inciti 320Di cantarlo talento: ho pia temenza
Di favellarne; ma il delubro e l’ara
Che in quel lido alla dea poser gli eroi
Stan de’ posteri ancora esposti al guardo.
Quindi il figlio d’Esone e gli altri anch’essi 325Rimembraron Fineo che lor prescrisse
Altro cammino al ritornar da Colco;
Ma qual si fosse ignoto è a tutti. E a tutti