Frisso d’Eolo figliuolo, ostia immolando
Quel monton portentoso aurilanuto,
Siccome a lui benevolo venendo 160Mercurio impose. Ivi gli eroi lasciâro,
D’Argo al consiglio obbedïenti, i due,
Che per dritto sentier vennero al bosco,
Il gran faggio cercando, a cui da un ramo
L’aurea pelle pendea, simile a nube 165Che s’invermiglia a’ fiammeggianti raggi
Del Sol nascente. Incontro a lor protese
Il lunghissimo collo il fiero drago
Che co’ vigili sempre occhi da lunge
Venir li vide; e mise orrendi sibili, 170Sì che del fiume n’echeggîar le sponde
Quanto son lunghe, e quella selva immensa;
E l’udirono quei che di là molto
Dalla Titani d’Ea stanziano in fondo
Della Colchica terra appo le foci 175Del Lieo fiume, che dal letto uscendo
Del fragoroso Arasse entro del Fasi
Porta le sacre sue correnti, ed ambo
Sboccano insieme nel Caucasio mare:
Si svegliâr spaurite le novelle 180Madri, e affannose stesero le mani
Su i pargoletti che al lor sen raccolti
Dormiéno, e scossi al fiero suon trabalzano.
E come allor che da una selva ardente
Erompono di fumo ignei volumi, 185E dal basso nell’alto, e l’un nell’altro