Nella destra di lei. Dessa gli esorta
Di spingere la nave al sacro bosco
Subitamente, a fin che ascosi ancora
Dall’ombre della notte il Vello trarne 135Possano, fuor del suspicar d’Eeta.
Detto e fatto fu insieme. Ascesi in nave,
Tosto da terra la spiccâr: gran tonfo
Fêr nell’acqua co’ remi i vogatori:
Trasalì la donzella, e vòlta indietro, 140Alla terra natìa stese le braccia,1
Fuor di sè quasi; ma Giason con blandi
Detti affidolla, e n’acquetò gli spirti.
Nell’ora che gli agresti cacciatori
Sciolgon gli occhi dal sonno, e co’ lor cani 145Escon l’aurora a prevenir, che l’orme
Delle fiere cancelli insù ’l terreno,
E ne sperda l’odor co’ bianchi raggi;2
In quell’ora Giason con la donzella
Scese di nave, e il piè poser su ’l prato 150Che ancor si noma del Monton Riposo,
Però che in esso le stanche ginocchia
Piegò quello a posar, quando su ’l dorso
Portonne il Minio d’Atamante figlio.3
Quivi fuliginosi i fondamenti 155Erano ancora dell’altar, che a Giove
Protettor de’ fuggenti eresse un giorno
↑Var. al v. 140. La man protese alla natia sua terra
↑Var. al v. 147. E co’ bianchi suoi rai l’odor ne sperda;
↑Var. al v. 153. Vi portò d’Atamante il Minio figlio.