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200 argonautica.

     Nella destra di lei. Dessa gli esorta
     Di spingere la nave al sacro bosco
     Subitamente, a fin che ascosi ancora
     Dall’ombre della notte il Vello trarne
     135Possano, fuor del suspicar d’Eeta.
Detto e fatto fu insieme. Ascesi in nave,
     Tosto da terra la spiccâr: gran tonfo
     Fêr nell’acqua co’ remi i vogatori:
     Trasalì la donzella, e vòlta indietro,
     140Alla terra natìa stese le braccia,1
     Fuor di sè quasi; ma Giason con blandi
     Detti affidolla, e n’acquetò gli spirti.
Nell’ora che gli agresti cacciatori
     Sciolgon gli occhi dal sonno, e co’ lor cani
     145Escon l’aurora a prevenir, che l’orme
     Delle fiere cancelli insù ’l terreno,
     E ne sperda l’odor co’ bianchi raggi;2
     In quell’ora Giason con la donzella
     Scese di nave, e il piè poser su ’l prato
     150Che ancor si noma del Monton Riposo,
     Però che in esso le stanche ginocchia
     Piegò quello a posar, quando su ’l dorso
     Portonne il Minio d’Atamante figlio.3
     Quivi fuliginosi i fondamenti
     155Erano ancora dell’altar, che a Giove
     Protettor de’ fuggenti eresse un giorno

  1. Var. al v. 140. La man protese alla natia sua terra
  2. Var. al v. 147. E co’ bianchi suoi rai l’odor ne sperda;
  3. Var. al v. 153. Vi portò d’Atamante il Minio figlio.