Pungea, come il bifolco instiga i buoi
Con pungolo pelasgo; e con man ferma
La ben conflata di temprato ferro 1725Stiva reggea. Rabbiosamente i tauri
Inferocian dappria, vampe soffiando
Orribili di foco e turbinose,
Come vento che freme in gran tempesta,
E a’ naviganti di paura pallidi 1730Fa le vele ammainar. Ma non a lungo
Riluttâr quelli, e s’avviaron docili
Al governo dell’asta: il terren sodo
Venia dietro fendendosi squarciato
Dalla forza taurina e dall’impulso 1735Del robusto arator. Le grosse zolle
Spaccandosi mettean lunghesso i solchi
Un fragor pauroso; ei col piè greve
Iva il cultro premendo, e da sè lunge
Via via gittava insù l’arate glebe 1740Dall’elmo i denti, e riguardava addietro
Non de’ giganti la feroce mèsse
Sorga repente ad assalirlo. Intanto
Sovra l’unghie di bronzo i buoi pontando
Proseguìano il travaglio; e mentre ancora 1745La terza parte rimanea del giorno,
Quando stanchi i bifolchi il dolce vespro
Invocano che i buoi sciolga dal giogo,
Tutto arato già il campo era da quello
Indefesso aratore, ancor ch’estenso 1750Quattro jugeri fosse, onde all’aratro