Star può d’Eeta. Un ben construtto cocchio
A lui pronto con celeri cavalli
Tenea Fetonte; ed ei vi salse, e in mano
Le redini ne tolse, e fuor si spinse 1610Della città su la maestra via,
A veder la gran prova; e gli correa
Dietro di genti una turba infinita.
E qual Nettun su ’l carro all’Istmio ludo
Muove, o a Ténaro, o al suo fonte di Lerna, 1615O alla foresta dell’Iantio Onchesto,
Ed a Calavria ed all’Emonia Pietra
E al selvoso Geresto; era a vedersi
Tale in contegno il re de’ Colchi Eeta.
Giason fra tanto di Medea gli avvisi 1620Ben rimembrando, i farmachi stemprava,
E lo scudo n’asperse, e la robusta
Asta e la spada. Intorno a lui raccolti
I compagni a tentar diêrsi quell’armi
Con tutte forze, e nè d’un punto pure 1625Valser l’asta a piegar, che assai più salda
Ne’ lor pugni tenaci anzi si fêa.
Ma fervido di rabbia Ida contr’essi,
Il figliuol d’Afarèo, su ’l calcio a quella
Un fendente scagliò col suo gran brando, 1630E ripercossa risaltò la lama,
Come martello dall’incude. Un fremito
Diêr di gioja gli eroi, fatti più arditi
A sperar la vittoria; ed ei medesmo
Giason se n’unse, e gli s’infuse in corpo