La terribile diva, e di sotterra
Dagl’imi penetrali al sagrificio
Dell’Esònide venne. Orridi serpi 1580Fra vermene di quercia attorcigliati
Le cingeano la fronte: lampeggiava
D’un gran chiaror di faci, e torma intorno
D’inferni cani le venìan latrando
Con acuto ululato. Tremò tutto 1585All’incesso di lei l’irriguo campo,
E un grido alzâr le fluvïali Ninfe,
Che s’aggiran per quella umida landa
Dell’Amarantio Fasi. Anco terrore
Prese Giason, ma il piè via via portollo 1590Senza che addietro a riguardar si volga;
Finchè giunse a’ compagni. E già sorgendo
In su ’l nevoso Caucaso spargea
Il nuovo albor la mattutina Aurora.
Eeta allora intorno al petto induce 1595Una salda lorica, onde a lui Marte
Fêa don poi ch’ebbe con le proprie mani
Morto il Flegrèo Mimante; un aureo in testa
Irto di quattro coni elmo si pose,
Sfolgoreggiante come appar del Sole 1600Il tondo disco allor che fuor si leva
Dall’Oceàno; indi uno scudo imbraccia
Di molti cuoi conserto, e vibra un’asta
Ponderosa così che sostenerla
Nullo varrebbe di que’ Greci eroi, 1605Dacchè Alcide n’è lungi, il sol che a fronte