Tornâr salvi scampando alle lor case. 1465E tu sarai del mio letto consorte,
E me nulla sciorrà dall’amor tuo
Pria che d’ombra fatal morte m’avvolga.
All’udir questi accenti il cuore a lei
Si sciogliea di dolcezza. Agli atri fatti 1470Pur mirando, che a far, misera, avea,
Raccapricciò; ma nondimanco a lungo
Ricusar d’irne in Grecia non potea,1
Chè mente è di Giunon, che, abbandonata
La patria terra, nella sacra Jolco 1475Venga Medea del tristo Pelia a danno.
Stavan le ancelle a riguardar da lunge
Senza far motto, e lor dolea che l’ora
Del dì già richiedea nelle sue case
Presso la madre ritornar la figlia.2 1480Ed ella del partir non si ricorda;
Tanto prendea nell’anima diletto
Dal mirar quel sembiante e dall’udirne
Quel soave parlar; ma, benchè tardi
Cauto, Giason sì la ne fece accorta: 1485Tempo egli è di partir pria che del Sole
Ne sorvenga il tramonto, e qualche estrano
Tutto scopra spiando. In questo loco
Altra fïata converrem di poi.
Lungamente così con dolci detti
↑Var. al v. 1472. D’andarne in Grecia non potea ritrarsi,