Tu d’ascoso fra lor gitta un gran sasso;
E quei su v’accorrendo, come cani 1380Famelici su ’l cibo, ei stessi in gara
Struggerannosi. Allor sovr’essi piomba
A battagliarli, e vincitore il Vello
Teco alla Grecia recherai, lontano
D’Ea navigando; o vanne in somma ovunque 1385Andar ti giova, ovunque andar ti piace.
Così detto, ammutì; gli occhi alla terra
Fisse innanzi a’ suoi piedi, e largamente
Bagnò di calde lagrime le gote,
Dolente assai ch’ei per lo mar sì lunge 1390Da lei n’andasse. Con meste parole
Quindi il tenta di nuovo, e per la destra,
Orinai lasciato il vergognar, lo piglia:
Sovvengati, se torni alle tue case,
Del nome di Medea: ricorderommi 1395Ben io di tal che fia da me lontano;
Ma ciò dimmi fra tanto amicamente,
Ove son le tue case, ove su l’onde
Farai quinci tragitto, o se d’andarne
All’opulenta Orcómeno disegni, 1400O se all’isola Eea. Dimmi pur anche
Di quella che nomasti egregia figlia
Di Pasifae, che suora è al padre mio.
Qui tacque; e in lui della fanciulla al pianto
Forte amor pur s’accese, e le rispose: 1405No, nè notte nè dì penso che mai
Te in oblìo non porrò, se per te morte