Ch’entro la fossa avrai composto, e placa 1350L’unigena di Perse Ecate figlia,
Dalla coppa libando all’arnie tolto
Il lavoro dell’api. Indi, la dea
Propizïata, dalla pira il passo
Via riporta, nè sia che a retro il guardo 1355Volger ti faccia o calpestìo di piedi
O di cani latrar, sì che d’effetto
Scema l’opra non resti, e tu ne rieda
Non orrevolemente a’ tuoi compagni.
Questo farmaco poi tosto al mattino 1360Stempra a guisa d’unguento, e il nudo corpo
Spalmati: in esso è un’infinita forza,
Un possente vigor; nè agli altri umani
Esser simìl ti sembrerà, ma pari
Agl’immortali dei. L’asta e lo scudo 1365Anco n’ungi, e la spada; indi non fia
Che di quei dal terren nati guerrieri
Ti fiedan l’armi, e de’ feroci tauri
La fiamma impetuosa. Un lungo tempo
Non però invulnerabile sarai, 1370Ma solo un dì; nè ti ristar pertanto
Dall’impreso certame: altro a tal uopo
Ti dirò stratagemma. Al giogo avvinti
Quand’abbi i fieri bovi, e col potente
Braccio e valor tutto quel campo arato, 1375Se da gli sparsi su le nere glebe
Anguinei denti pullular ne’ solchi
De’ Giganti vedrai folta la mèsse,