Così disse l’accorto, e gli altri due
Gliene diêr lode. Altro pensier frattanto,
Fuor che di lui, non volge in cuor Medea,
Benchè d’altro pur canti; e qual canzone 1240Mutando va, niuna già più le piace.
Poi cessò come attonita, nè gli occhi
Tenea mai fermi tra le sue compagne,
Ma la faccia inclinando, obliquamente
Spingea lontan su per la via lo sguardo; 1245E il cuor le si fendea, se stropiccio
Pareale udir di piedi, o se di vento
Passava un soffio. E quei però non molto
Stette che innanzi all’ansïosa apparve
Surto su, come fuor dell’Oceàno 1250Sirio s’estolle, di beltà, di luce
Sfolgorante a veder, ma di gran danno
Portatore agli armenti; e tal Giasone
Mostrossi a lei d’alta bellezza adorno,
Ma gran travaglio anco eccitolle. Il cuore 1255Le svenne in petto; una caligin buja
Le oscurò gli occhi; le infiammò le gote
Caldo rossor, nè innanzi più, nè retro
Potea dar passo, chè de’ piè le piante
S’irrigidîro. Eransi tutte intanto 1260Quinci le ancelle allontanate; ed essi
Taciti, muti, a fronte l’un dell’altro
Stetter, simili a querce o ad alti abeti
Che radice nel monte han messa appresso,
Immoti ad äer queto, e quando poi