Stavan meravigliando a riguardarlo
Radïante di grazie, e l’Ampicìde
Gioío, di tutto l’avvenir presago. 1210È sulla via del campo, al tempio appresso,
Un pioppo che di frondi ha folta chioma,
Ove cornacchie garrule son use
Far lor soggiorno. Una di quelle allora
Da un alto ramo diguazzando l’ali, 1215Sì di Giunon fe’ indovinar l’intento:
Meschin profeta è in ver quei che in sua mente
Pensar non sa ciò che i fanciulli sanno,
Che donzella a garzon nè grazïosa
Nè amorosa parola unqua non dice, 1220Se d’intorno le stanno estranee genti.
Via di qua, mal profeta e mal consiglio!
Certo, nè te mai Citerea, nè i cari
Inspiran mai benevolenti Amori.
Sì dispettosa lingueggiò: sorrise 1225Mopso quel verso in ascoltar, che un nume
All’augello indettava, e così disse:
Tu, d’Esone figliuol, tu della diva
Entra nel tempio, e la donzella quivi
Ritroverai, che molto a te propensa 1230Per consiglio di Venere, ti fia
In quel duro travaglio ajutatrice,
Qual Finéo già predisse. Ambo noi due,
Argo ed io, qui sostando aspetteremo
Che fuor tu rieda. Or vanne solo, e lei 1235Con acconce parole esorta e prega.