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libro iii. 171

     1180Calciope anch’ella) assai di ciò mi prega;
     Ma voi chiuso tenete in vostra mente
     Quanto udrete da me, sì che del mio
     Padre agli orecchi aura di ciò non venga.
     Pregan che lo straniero, il qual de’ tori
     1185Tolse l’impresa, dal feral cimento,
     Ricevendo suoi doni, io tragga in salvo.
     Accettai la proposta, e lui qui solo
     Invitai di venir senza compagni,
     A fin che i doni, ch’ei verrà recando,
     1190Sien fra voi compartiti, ed un possente
     Veleno io porga a lui. Dunque in disparte
     Voi da me vi traete allor ch’ei giunga.1
Così disse infingendo, e piacque a tutte
     L’ingannevol consiglio. Argo fra tanto,
     1195Che da’ fratelli inteso avea com’ella
     D’Ecate al tempio in sul mattin verrebbe,
     Colà il figlio d’Esòn, sol da’ compagni,
     Conducea per li campi; e li seconda
     Mopso d’Ampico figlio, ottimo il volo
     1200A spiegar degli augelli, ottimo in via
     A ben guidar chi fa con lui cammino.
Mai fra gli uomini prischi, e mai fra quanti
     Nacquero eroi da Giove stesso o d’altri
     Eterni dei, mai non fu visto un tale
     1205Qual fe’ Giuno in quel giorno esser Giasone
     All’aspetto e all’eloquio. I suoi compagni

  1. Var. ai v. 1191-1192. Veleno io porga a lui. Da me voi dunque

    Traetevi in disparte allor ch’ei giunga.