Negro un licor, qual da montano faggio,
In Caspio nicchio, e un farmaco ne fece, 1125Poi che preso in perenni acque lavacro
Ebbe pria sette volte, ed altrettante
Brimo invocata, di garzoni altrice,
Brimo nottivagante, e giù nell’Orco
Degli estinti regina. E ciò nel bujo 1130Fêa della notte, in negre vesti avvolta;
E la terra di sotto orribilmente
Muggendo si scotea, quando recisa
Venìa quella Titanica radice,
E per grave dolor lo stesso figlio 1135Di Giapeto piangea. Tolto dall’urna
Quel farmaco Medea, lo si ripose
Nel profumato lin che le ricinge
L’ambrosio petto, e fuori uscendo ascese
Sovra il celere cocchio, e due con lei 1140Vi montarono ancelle ad ambo i lati.
Pigliò dessa le guide, e nella destra
La scutica impugnata, i muli spinse,
La città traversando, e l’altre ancelle
Dietro alla conca del cocchio aggrappatesi 1145Con l’una man, per l’ampia via correvano,
E con altra tenean le lievi tuniche
Al candido ginocchio alto levate.
Quale dappoi che nelle tepid’acque
Si bagnò del Partenio o dell’Amniso 1150La figlia di Latona, in aureo cocchio
Tratta ne va dalle veloci damme