Sente, e il custode delle porte, e un grave 980Confortante sopore i sensi invade
Pur d’una madre, a cui son morti i figli;
Nè latrato di cani per le vie
Della città, nè mormorio di genti
Più s’udiva echeggiar: silenzio regna 985Su le nere tenébre. Il dolce sonno
Però Medea non occupò; chè molte
Per l’amor di Giason la tengon desta
Ansie cure, e il timor del prepotente
Furor de’ tauri, onde perir fra poco 990Ei dovea con indegno orrido scempio
Là nel campo di Marte. Il cuor nel petto
Irrequïeto a lei sussulta e sbalza,
Come raggio di Sol ch’entro la stanza
Ripercosso dall’acqua in secchia o in largo 995Bacin versata e ondoleggiante ancora,
Salta qua e là con presto guizzo intorno;
Tale in sen della vergine amorosa
Dibattevasi il cuor; pietose lagrime
Le pioveano dagli occhi; un dolor cupo 1000Entro i visceri n’arde, e le sottili
Fibre, e fin del cerébro il più riposto
Nervo, dove più acuto il duol penètra,
Quando indomiti amori invadon l’alma.
Ella or de’ tauri i farmachi ammansanti 1005Dargli risolve, ed or non più; chè seco
Perir vuole ella stessa; a un tratto poi
Cangia pensiero, e nè morir vuol essa,