950Si tinse in volto, ma di nebbia un velo
Tosto lo ricoperse, e sì rispose:
Come, o sorella, è a voi gradito e caro,
Così farò. Non del diman riluca
L’aurora agli occhi miei, nè tu mi vegga 955Vivere ancor, se alcuna cosa io stimo
Più della vita tua, più de’ tuoi figli
Che a me son cari di fraterno affetto,
E d’età pari; ed io stessa mi tengo
E suora e figlia tua, però che infante 960M’hai col latte del tuo petto nudrita
Al par de’ figli tuoi, com’io narrarmi
Sempre udii dalla madre. Or va, ma cela
Nel silenzio il favor che ti promisi,
A’ genitori miei. Col dì novello 965N’andrò d’Ecate al tempio, ivi portando
Farmachi acconci ad ammansar que’ tori
All’uom, cagion che tanta lite insurse.
Calcìope allora uscì di quivi, e a’ figli
N’andò l’aita ad annunziar promessa 970Dalla sorella sua. Pudor, timore
Prese questa di nuovo allor che sola
Si ritrovò, che fermo abbia tal cosa
Far per quell’uomo, inconsultato il padre.
La notte intanto su la terra steso 975L’oscuro velo avea. D’insù le navi
I nocchieri nel mar fisso lo sguardo
Tenean dell’Orsa e d’Orïone agli astri;
E già brama del sonno il viandante