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libro iii. 157

     780Genitor suo, ch’uopo era a lui gli astuti
     Scansar della sua schiatta inganni ed arti,
     E i moltiformi maleficii; ond’egli
     Li mandò, desïanti anco il comando
     Compier del padre, alle contrade Achee,
     785Lungo viaggio. Alcun timor diss’egli
     Non aver che le figlie o il figlio Absirto
     Nulla ordiscan di reo, ma nella prole
     Di Calcíope bensì questa di mali
     Macchina elaborarsi. A’ cittadini
     790Quindi imponea non sopportabil’ opra
     Tumido d’ira, con minacce gravi
     Comandando e la nave e d’essa ogni uomo
     Vegliar così che non ne scampi alcuno.
Giunto Argo intanto al regio tetto, intorno
     795Alla madre si pose ad esortarla
     Con di tutti argomenti a far che implori
     A soccorso Medea. Di ciò pensiero
     Ben già fatto ella avea; ma la ritenne
     Timor non fosse inconveniente e vano
     800Lei pregar, cui la fiera ira del padre
     Atterrìa forse, o s’ella cede a’ prieghi,
     Le segrete opre sue sien poi scoperte.1
Metteo tregua in quel mentre un cupo sonno
     All’affannato cuor della donzella
     805Posante in letto; ed ecco a un tratto infausti
     Sogni falsi agitarla, in gran tristezza
     Già sommersa la mente. E pria le parve

  1. Var. al v. 802. Tutte sien l’opre sue poi manifeste.