O mio caro, se a te pur così piace,
Non io m’oppongo. Or ben, là vanne, etenta 640Con accorte parole e con preghiere
Vincer la madre tua; ma speme ho fiacca,
Se ci affidiam del buon successo a donne.
Giunser, ciò ragionando, alla palude.
S’allegrâr del vederli i lor compagni, 645E li assalser d’inchieste. In mesto aspetto
Porse ad essi Giason questa risposta:
Oh amici! duro egli è d’Eeta il cuore,
E apertamente irato a noi; chè il tutto
Nè a me giova narrar partitamente, 650Nè udirlo a voi. Questo egli disse insomma,
Che nel campo di Marte havvi due tori
Co’ piè di bronzo, e dalle bocche accesa
Fiamma soffianti. Arar m’impon con essi
Un di quattro misure esteso campo, 655E i denti in quello seminar d’un drago,
Che produrran terrigeni guerrieri
D’armi ferree vestiti; e in quel dì stesso
È mestier ch’io li uccida. Ed io ciò tutto
(Nulla meglio potea) franco promisi.1 660Sì disse, e a tutti la proposta impresa
Impossibile parve. A lungo in faccia
L’un l’altro si guardâr taciti, muti,
Attoniti, confusi. Alfin fra tutti
Arditamente favellò Peléo. 665Tempo or è di fermar ciò che far dêssi;
↑Var. al v. 659. (Meglio a far non avea) franco promisi.