Mi fanno intorno, ed io con l’asta tutti
Li metto a morte. Aggiogo i tori all’alba;
Cesso a sera la mèsse. Or se tal’opra 555Tu compirai, lo stesso dì quel Vello
Ne porterai per lo tuo re; ma pria
No ’l dono io, no; non lo sperar. L’uom forte
Non si convien che all’uom più fiacco ceda.
Questo ei dicea: tacito l’altro, e gli occhi 560Fissi a’ piè se ne stava irresoluto
In sì grave frangente. Assai consigli
Volse e rivolse entro la mente a lungo,
Nè una franca trovava util risposta
A proferir, chè troppo ardua l’impresa 565Pareagli. Alfin così dicea prudente:
Eeta, inver, tuo dritto usando, a troppo
Gran cimento mi stringi: io non per tanto,
Quantunque immane, il sosterrò, se morte
Anco me n’ venga. Altro più l’uom non urge 570D’una fatal necessitade, e dessa
Me qua venir per lo re Pelia astrinse.
Tristo e dolente ei sì diceva; e quegli
Tali a lui sopraggiunse aspre parole:
Va dunque a’ tuoi, poi che il cimento accetti; 575Ma se poi temerai porre a que’ tauri
Su ’l collo il giogo, e sfuggirai da quella
Mèsse omicida, io ben farò che altr’uomo
Tremi innanzi venirne ad uom più forte.
Aspramente sì disse. Allor dal seggio 580Surse Giasone, e surse Augéa con esso,