Sauròmati far domi, o che tu brami
Altre genti al tuo scettro aver soggette. 525Così molcendo ei lo venìa con suono
Dolce di voce; e di quel re nel petto
L’animo ondeggia in due pensier diviso,
O slanciarsi su quelli e improvveduti
Trarneli a morte, o della possa loro 530Far prova. E questo, ponderando, il meglio
Parvegli, e tosto a’ detti suoi rispose:
Straniero, a che di tutte cose a lungo
Conto mi dài? Se degli dei voi siete
Veramente progenie, o in qualsia modo 535Non di me inferïori a terre estranee
Venuti siete, io l’aureo Vello in dono
Ad asportar ti cederò, se il vuoi,
Poi che di te fatto avrò prova. A’ buoni
Non avverso son io quale voi dite 540Quello in Grecia regnante. E fia la prova
Un di forza cimento e di valore,
Che, terribil quantunque, io col mio braccio
Vincer pur soglio. A me nel pian di Marte
Pascon due tori che di bronzo han l’ugna, 545Spiran fiamma le bocche. Al giogo avvinti
Io li spingo ad arar quel duro campo
Ch’è di quattro misure, e, tutto arato,
Non di Cerere i semi entro que’ solchi
Spargo, ma i denti di un orribil drago, 550D’onde altrettanti poi sorgono corpi
D’uomini armati, che di guerra assalto