440Pur di saperlo, io no ’l terrotti ascoso.
Di Grecia un re, mandar lungi volendo
Dal patrio suolo e da’ poderi aviti
Questo eroe, perchè in possa ed in valore
Su gli Eòlìdi tutti egregio splende,1 445Qua venir lo costringe a dura impresa,
E affermò non poter di Giove irato
Placar lo sdegno, e nè il reato enorme,
Né le ultrici espiar furie di Frisso
L’Eólide progenie, ove dappria 450Alla Grecia non torni il Vello d’oro.
Però Palla Minerva una costrusse
Nave a ciò, non già tal quale de’ Colchi
Sono le navi (e la peggior fu quella
Che a noi toccò, sì che i marosi e il vento 455La squarciarono tutta); essa di chiovi
Ben salda sta, s’anco le danno assalto
Quante in mare ha procelle, e al par va celere
O che il vento la spinga, o i naviganti
Dien con forza di braccia a’ remi impulso. 460Questi in essa raccolto ha degli eroi
Di tutta Grecia il fiore, e percorrendo
Molto cammin di tempestoso mare,
E città molte, ora alla tua ne viene,
Se quel Vello dar vuoi. Ma qual ti piace, 465E tal fatto sarà; ch’egli a rapirlo
Non vien di forza; e se gliel doni, ha fermo
Renderne a te degna mercede. Udìa
↑Var. al v. 444. Degli Eòlidi tutti è il più prestante