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144 | argonautica. |
E pervenimmo alla Tirrena riva,
Dov’ella ha stanza ancor, lunge, assai lunge
415Dalla Colchica terra. Ma che giova
Ciò ricordar? Ditene aperto or voi
Quale v’insorse impedimento; e questi
Che vi seguon, chi sono? e su qual riva
Dalla concava nave usciti siete?
420A tali inchieste Argo, il maggior degli altri
Fratelli suoi, primo rispose; e alquanto
Per lo stuol dell’Esònide temendo,
Con blandïente favellar dicea:
Sire Eeta, la nave in pochi istanti
425Fiere tempeste han dispezzato, e noi
Alle scommesse tavole aggrappati
Dell’isola di Marte insù le coste1
L’onda gittò nel bujo della notte.
Certo n’ha salvi un qualche dio; chè i tristi
430Marzii augelli colà più non trovammo,
Che infestavanla pria; ch’indi cacciati
Questi prodi gli avean, che di lor nave
Eran là scesi il dì precesso, e quivi,
Restar li fece o il buon voler di Giove
435A noi pietoso, o una propizia sorte,
Chè di cibi e di panni essi conforto
Ne dieron tosto al solo udir di Frisso
L’inclito nome, e il tuo; poi che alla tua
Città son vòlti; e lo perchè, se brami
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Var. ai v. 426-427. Su le scommesse tavole caduti
Dell’isola di Marte alle costiere