Pieno fu quel ricinto, e rumoroso
Di genti e d’opre. Altri de’ servi intorno
Stanno occupati ad un gran toro; ed altri 360Fendon col ferro aride legne; al foco
Scaldan altri i lavacri, ed uom non evvi
Che in servigio del Sire inerte stia.
Intanto Amor nel chiaro aere scorrendo
Invisibile giunse, aspre trafitte 365Presto a far, come giovani giumente
Al pasco assale il pungiglioso insetto,
Cui nomano tafano i mandrïani.
Dell’atrio stè dietro l’imposte, e l’arco
Tese, e una nuova addolorante freccia 370Cavò dalla faretra. Cheto cheto
Con prestissimo piè passò la soglia,
Qua e là guatando intentamente, e sotto
Allo stesso Giason sguisciò col picciolo
Corpo; la cocca a mezzo il nervo impose, 375E con ambe le man tirò di forza
Dritto a Medea. Muto stupor comprese
A lei gli spirti; ei dal regal palagio
Scappò ghignando. Alla donzella intanto
S’accendeva nel cuor l’infisso dardo 380Simile a fiamma, ed a Giason di contro
Sempre in lui gli ardenti occhi ella gittava,
E concitati aneliti d’affanno
Traea dal petto; nè più d’altra cosa
Avea memoria, e in un’ambascia dolce 385L’anima le si stempra. E qual la donna